In the spring 2017 issue of the journal Oblio (Osservatorio Bibliografico della Letteratura Italiana Otto-novecentesca), Claudio Giovanardi makes a review of the article "«Piuttosto che» disgiuntivo in Gadda" by Gualberto Alvino, published in 2016 in Studi linguistici italiani.
It is mentioned that the first one to interprete this phenomenon, Ornella Castellani Pollidori, had traced its origin in the Lombard and Piedmontese bourgeoisie and that thence, from the nineties of the last century, and thanks to the complicity of the mass media (whose role in the diffusion of this kind of innovations is decisive), such use of "piuttosto che" has spread to the rest of the Peninsula:
Uno dei fenomeni sintattici più dibattuti dell’italiano odierno è senza dubbio l’uso innovativo (una sorta di mutazione genetica) della locuzione congiuntiva piuttosto che, la quale, oltre all’originario valore avversativo/comparativo, ha assunto anche quello disgiuntivo di o, oppure. Contro tale estensione d’uso si sono pronunciati numerosi studiosi, ma anche molti interpreti del sentimento linguistico comune, tanto che sono state indette vere e proprie crociate contro il nuovo piuttosto che perfino nei social network. Il convincimento di tutti, ad ogni modo, è che si tratti di un uso confinato nel parlato. La prima interprete del fenomeno, Ornella Castellani Pollidori (opportunamente citata da Alvino nel suo contributo), ne aveva rintracciato l’origine nei salotti della
buona borghesia lombarda e piemontese; di lì, a partire dagli anni Novanta dello scorso secolo, e grazie alla complicità dei mezzi di comunicazione di massa (il cui ruolo nella diffusione dei tratti innovativi è decisivo), la locuzione risemantizzata si sarebbe diffusa nel resto della Penisola.
Interestingly enough, Alvino has studied some occurrences of this use of "piuttosto che" in some books by Carlo Emilio Gadda, occurrences that are quoted below:
Ora Gualberto Alvino, inesausto indagatore di personaggi scomodi della letteratura italiana (basti
pensare ai suoi fondamentali contributi su Pizzuto), servendosi delle concordanze gaddiane allestite da Maria Luigia Ceccotti e Manuela Sassi, ha potuto rinvenire l’uso di piuttosto che disgiuntivo in
alcune opere di Carlo Emilio Gadda: cinque attestazioni (su un totale di trentaquattro occorrenze della locuzione), la più antica delle quali risale al 1928 (e precisamente al saggio La molteplicità dei significati del reale). Alvino riporta i brani relativi e non vi è dubbio che nelle cinque occasioni
siamo di fronte al piuttosto che disgiuntivo:
Un sistema si dice che funziona bene (come p.e. una macchina) se ha eliminato gruppi di relazioni... come dire?... imperfetti no, che [recte: ché] tutto è, e nulla è perfetto piuttosto che imperfetto... ma gruppi di relazioni per così esprimermi estranei alla sua ‘idea’ e che ne ha ‘tirati in barca’ altri, conferenti a questa idea. (Meditazione milanese [1928], in Opere di Carlo Emilio Gadda, ed. diretta da Dante Isella, Milano, Garzanti, 1988-1993, vol. v. Scritti vari e postumi, pp. 615-894 [p. 754]);
avevano buttato là con efficace noncuranza [...] quella domandina impreveduta e poi preveduta e aspettata
della sciarpa: e com’era, e di che colore era, e s’era di stoffa, o di maglia a mano, piuttosto che a macchina.
(Quer pasticciaccio brutto de via Merulana [1946-47], in Opere, cit., vol. II. Romanzi e racconti, pp. 11-276 [p. 188]);
Non rimasero che due persone, convogliabili verso il boudoir: il capitano in complet, «bien que quelque peu démodé», e la già miss Bargon, ora Fraülein. Era, costei, un’alta e vigorosa donnona, che non aveva detto una parola, a tavola: lo sguardo leggermente peso, imbambolato, come per un leggero esoftalmo, benché non
portasse occhiali, e poi la gola piena, rigonfia, la pelle cereolattea, concorrevano alla edificazione, per accenni, di una facies basedowoide. Neri i capelli, d’una estrema e tacita riservatezza, non si capiva se il suo
volto e il suo gentile guardare si applicassero alla meditazione morale, all’analisi psicologica, o al calcolo: o
a tutt’e tre. Quando si soffermava, lo sguardo un po’ triste, sul gilè piuttosto che sul viso del capitano, sembrava palesare un certo imbarazzo e insieme un certo disinteresse, una timida o malinconica perplessità.
Aveva l’aria di non riuscire a capire che cosa fosse un capitano. (Socer generque [1947], in Opere, vol. II,
cit., pp. 791-813 [p. 799]);
La preoccupazione maggiore di Beniamino, d’altronde, non derivava dal fatto che la sua Sostanza andasse a sbattere, in un giorno lontano, consumati tutti i secoli dei secoli, in testa ad uno piuttosto che ad altro marginale o addirittura estrinseco erede o Venarvaghi o Golliati: ma dall’atroce rischio che ad ogni nuovo accoppiamento di eredi, suberedi, ed eredi probabili Ella correva, di sminuirsi un po’ per volta.
(Accoppiamenti giudiziosi [1957-58], in Opere, vol. II, cit., pp. 591-920 [p. 901]);
I rami (di un pero, di un sorbo) vengono chiamati i legni, ancor oggi: e legno egualmente il tronco, il fusto di
un alberello. Talché mi si riduce a mente il vergiliano oleastro «nautis olim venerabile lignum», venerato un tempo dalla gente del mare, nonché il sorriso di Orazio maliziosetto là là dove Priapo, una specie di
Pinocchio latino, racconta che Geppetto faber (= falegname), incerto se fabbricare di un certo tronco un dio piuttosto che uno sgabello, si risolvette pel dio. (Il latino nel sangue [1959], in Opere, cit., vol. III. Saggi, giornali e favole I, pp. 1151-61 «p. 1160]).
It is also mentioned that some other written occurences of "piuttosto che" with this meaning have been found in texts from 1906 and from 1851:
Così come il medesimo valore hanno i due piuttosto che rintracciati in altrettanti testi ancor più antichi (l’uno, politico, del 1851; l’altro, filosofico, del 1906).
This is what the author explains about the reasons that took Gadda to use "piuttosto che" with this meaning and about the value of these finds in general:
Cosa ci dicono tali reperti? Innanzi tutto che l’incubazione di un fenomeno linguistico è talvolta molto lunga. Gadda, sensibile scrutatore di tutte le pieghe linguistiche del suo tempo, non si fa scrupolo di mettere per iscritto un vezzo che evidentemente aveva colto sulla bocca dei suoi interlocutori lombardi e che, probabilmente, adottava egli stesso conversando. Il vezzo, rimasto
circoscritto per decenni agli usi colti dei settentrionali (spesso insofferenti, va detto, rispetto alla norma di base toscana dell’italiano), è poi progressivamente debordato nel parlato (colto) degli altri
italiani, forse anche per il prestigio tributato alle varietà regionali settentrionali (ampiamente rappresentate alla radio, in televisione e nella Rete). In secondo luogo che il caso di piuttosto che
non è isolato nel panorama dell’italiano odierno.
Finally, about the reasons for the rejection of this use of piuttosto che, the author says:
Infine che l’avversione per il piuttosto che disgiuntivo (avversione condivisa, beninteso, dallo stesso Alvino) è motivata non tanto da un puro spirito conservatore, ma dal fatto che la collisione col valore tradizionale della locuzione può creare un serio imbarazzo nell’interpretazione dell’intero enunciato.