Nel romanzo Le otto montagne, di Paolo Cognetti, ho letto questo passaggio che fa riferimento a un incidente dell'io narrante mentre fa arrampicata (grassetto mio):
Poi andai giú. Un volo di una decina di metri non è niente di davvero grave, però bisognerebbe saper cadere: spingersi in fuori dalla parete e attutire il colpo con le gambe alla fine del volo. A me non l’aveva insegnato nessuno e andai giú dritto, scorticandomi sulla roccia nel tentativo di tenermi. Sentii una fitta all’inguine quando arrivai in fondo. Ma quest’altro dolore era una fortuna, voleva dire che qualcuno aveva bloccato la corda. Ora non ridevano piú.
Poco dopo uscimmo in cima alla parete e fu strano, a quel punto, trovarsi di nuovo nei prati. Con un filo tirato a un passo dal precipizio, le mucche al pascolo, un alpeggio mezzo diroccato, un cane che abbaiava.
Non capisco bene cosa sia questo "filo" che appare nell'ultima frase di questo brano. Ho cercato il vocabolo "filo" in alcuni dizionari, ma ce ne sono tante accezioni... Si riferisce forse alla corda usata per l'arrampicata? Mi sembra piuttosto strambo che una corda venga chiamata "filo".