Nel romanzo Vita di Melania G. Mazzucco ho letto:
La sera del ventitré agosto i bordanti boccheggiano sul tetto e i ragazzi sono in strada: Lena è rimasta sola nell’appartamento. Dopo l’ennesimo vavattenne abbascio ca te piglio pe’ ’ssi quattro pirci ca te ’n coccia uocca fràceta zoccola ch’anzi tu, Lena, che non è il tipo da mettersi a litigare con una turba di befane sudate, sul tetto non c’è salita piú, e passa il tempo in casa, a pensare alle montagne sue, ascoltando la musica del grammofono a tutto volume e suscitando l’invidia nera di chi il grammofono non ce l’ha e non ce l’avrà mai – cioè praticamente di tutti.
Non capisco il senso dell'espressione "invidia nera" che appare in questo brano. Potreste spiegarmelo? Ho cercato alla voce "invidia" in parecchi dizionari, ma non ho trovato questa locuzione.