Nel racconto L'isola, di Giani Stuparich, ho letto:
La stanza era carica di mobili, di tappeti, di stuoie: vecchie porcellane inglesi, ninnoli del Giappone, dell'India, stampe, modellini di velieri, conchiglie esotiche. Una specie di bazar: la caratteristica casa dei navigatori di lungo corso. E quel pretino dell'aria meschina e col volto affilato in isghembo sul petto, faceva un penoso contrasto in mezzo a tutti quei ricordi di lontane navigazioni; come se il tronco robusto della famiglia, abituato alle tempeste e ai pericoli, si fosse a un certo punto spezzato e ne germogliasse ora un esile ramicciolo, pavido d'ogni vento.
Sapreste spiegarmi il significato della locuzione "in isghembo" che appare in questo brano? Non ho trovato la voce "isghembo" su nessuno dei dizionari che ho consultato. Ho invece visto questa espressione su questo libro Ottocentesco. Si tratta di un termine arcaico?