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Cercando la descrizione della differenza tra passato prossimo e passato remoto nelle grammatiche si trova spesso l'idea che il passato prossimo vada usato quando l'evento passato è ancora collegato al presente, e il passato remoto se l'evento è percepito come separato.

Vedasi ad esempio questa domanda e i suoi vari riferimenti (e.g. la grammatica di Serianni) o questa risposta sul sito della Crusca.

Questo non corrisponde minimamente alla mia percezione dell'uso in pratica. È infatti abbastanza riconosciuto che l'uso dei due tempi varii molto su base regionale (cfr. questa domanda e l'ultimo paragrafo del già citato articolo sul sito della Crusca). Nella mia esperienza l'uso (anche in contesti semiformali) ha molto più a che vedere con il contesto: il passato remoto tende a esistere principalmente nella lingua scritta, e comunque sempre con un certo valore di "passato narrativo", usato quando si vuole implicare una narrazione. Questo però è un puro aneddoto personale, e sono sicuro che l'esperienza di altre persone è differente.

Mi sembra un po' ridicolo però insegnare agli stranieri l'uso di regole a cui solo una stretta minoranza dei parlanti nativi (che vivono in una striscia via via assottigliantesi del centro Italia) aderisce.

Q: Esiste una fonte che descriva l'uso vero della dicotomia tra passato prossimo e passato remoto in pratica, probabilmente facendo divisioni su base regionale dei parlanti?

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