In questo post avevo usato l'avverbio "prima" un paio di volte, ma poi mi sono state corrette in "per primo/a". Adesso sto cercando di capire la ragione di questa sostituzione e di vedere quando devo usare "per primo" e quando "per prima", "per primi" o "per prime".
Prima di tutto, in quel post penso di aver scritto "prima" per influenza di un uso dell'avverbio catalano "primer", che ho pensato erroneamente si potesse sempre tradurre nell'italiano moderno con l'avverbio italiano "prima".
Come potete vedere sul Diccionari de l'Institut d'Estudis Catalans, tale avverbio può avere il significato di "la prima volta" ("la primera vegada") come, ad esempio, in questa frase
La casa on primer vaig viure
che adesso immagino possa essere tradotta come "La casa dove sono vissuto/a per prima" (la frase in catalano significa letteralmente "La casa dove vissi prima di farlo in qualsiasi altra").
In quest'altro dizionario appare un altro esempio simile:
La fàbrica on primer vaig treballar era prop de Barcelona.
La persona che ha formulato questa frase sta parlando del suo primo lavoro. Ecco il mio tentativo di traduzione in italiano: "La fabbrica dove lavorai per prima era vicino a Barcellona".
Anche in castigliano si usa l'avverbio "primero" con lo stesso significato, come, per esempio, in questa frase:
El exoplaneta que primero descubrió el telescopio Kepler fue precisamente Kepler-90i, [...].
Il suo significato letterale è questo: "L'esopianeta che il telescopio Kepler scoprì prima di qualsiasi altro fu appunto il Kepler-90i, [...]". Io renderei questa frase in italiano così: "L'esopianeta che il telescopio Kepler scoprì per primo fu appunto il Kepler-90i, [...]".
Ora, ricercando sul vocabolario Treccani ho trovato questa accezione dell'avverbio "prima"
2. ant. La prima volta, per la prima volta: non è molto numero d’anni passato, che appariro p. questi poete volgari (Dante)
che appare, però, con la marca "ant.", quindi penso sia un uso arcaico e che oggi si direbbe "che questi poeti (che scrivevano in volgare) apparvero per primi".
È così? Penso di sì perché, infatti, ho trovato un'altro esempio di uso dell'avverbio "pria" nel canto XVII del Paradiso, nelle parole dette da Cacciaguida a Dante come predizione del suo esilio (versi 55-57, bellissimi, che esprimono magistralmente il dolore sofferto dall'autore; il grassetto è sempre mio):
Tu lascerai ogne cosa diletta
più caramente; e questo è quello strale
che l’arco de lo essilio pria saetta.
E nelle note di Anna Maria Chiavacci Leonardi (Mondadori) al verso 57 si legge:
pria: per primo; altri dolori seguiranno, come ora si dirà, ma questo, il primo, della separazione irrevocabile, è anche il più amaro.
Quindi, oggi, invece di "pria" si userebbe la locuzione "per primo" con lo stesso significato.
Immagino che sia anche questa la ragione delle correzioni nel mio post: le versioni che avevo scritto io corrisponderebbero a un uso arcaico dell'avverbio "prima" che oggigiorno sembra bizzarro. Cioè, nell'italiano moderno si renderebbero in questo modo:
Parola di origine giapponese che prima è entrata nella lingua italiana --> Parola di origine giapponese che è entrata per prima nella lingua italiana
e anche
qual è il vocabolo di origine giapponese che prima appare in documenti scritti in italiano? --> qual è il vocabolo di origine giapponese che appare per primo in documenti scritti in italiano?
Poi, non capivo perché nel primo caso è "per prima" e nel secondo è "per primo", ma adesso penso che sia perché "prima" e "primo" sono aggettivi che fanno riferimento a "parola" e "vocabolo" rispettivamente.
Anche nel racconto Vanadio dal libro Il sistema periodico, di Primo Levi, ho trovato un esempio di uso di "per primi" che non riesco a capire bene (il testo fa riferimento all'esperienza dell'autore in laboratorio ad Auschwitz; il grassetto è mio):
A volte veniva un SS dalla faccia di pietra, altre volte un vecchio soldatino della Territoriale spaurito come un sorcio, altre ancora un borghese. Il borghese che compariva piú sovente veniva chiamato Doktor Müller.
Doveva essere piuttosto autorevole, perché tutti lo salutavano per primi. Era un uomo alto e corpulento, sui quarant’anni, dall’aspetto piuttosto rozzo che raffinato; [...].
Non capisco perché si usa "per primi" e non "per primo" se la frase vuol dire che il Doktor Müller era il primo ad essere salutato, nello stesso modo che, in una frase precedente, la parola di origine giapponese è la prima ad essere entrata nella lingua italiana. Come posso sapere con quale nome devo accordare l'aggettivo "primo" in queste locuzioni? Perché nella frase tratta dal racconto di Levi si fa con "tutti" (quelli che salutano) e non con il pronome "lo" (il Doktor Müller)?
Dai commenti alla domanda mi è sembrato intendere che gli esempi che ho messo sulla casa e sulla fabbrica (e anche quello sull'esopianeta?) non si renderebbero in italiano con le locuzioni "per prima" e "per primi": non riesco proprio a capire perché è così e invece Primo Levi usa "per primi" per indicare che, di tutte le persone che arrivavano in laboratorio ad Auschwitz, quella salutata prima di qualsiasi altra era il Doktor Müller (immagino, ma forse il problema è che non capisco il significato di questa frase: purtroppo, non c'è più contesto che possa aggiungere e che ne possa chiarire il senso).
L'unica spiegazione che sono riuscita a trovare sul lemma "primo" del Grande dizionario della lingua italiana è che si tratta di costrutti di valore avverbiale. E la voce "primo" del vocabolario Treccani indica soltanto che l'aggettivo "primo"
con funzione appositiva, è di solito preceduto dalla prep. per: ha parlato lui per p., o lei per prima; sono io che l’ho saputo per primo.
In generale, potreste spiegare come si usano le locuzioni "per primo", "per prima", "per primi" e "per prime", cioè, a quale sostantivo della frase si riferisce e si accorda l'aggetivo "primo" che contengono?
Giusto per chiarire: non ho dubbi sull'uso e su come si deve accordare l'aggettivo "primo" quando non fa parte di queste locuzioni. Capisco anche come si usa l'avverbio "prima" nell'italiano moderno e che si tratta di un uso con un senso diverso di quello delle locuzioni "per primo", "per prima", "per primi" e "per prime": il mio dubbio non è quale sia la differenza di significato tra questi (questo lo comprendo senza problema). Cioè, capisco la differenza tra "Sono arrivato per primo" e "Sono arrivato prima di mezzanotte/te/...".
Capisco anche che se l'aggettivo "primo" che appare in queste locuzioni qualifica "parola", allora si deve accordare in genere e numero con "parola"; se si riferisce a "vocabolo", deve concordare con "vocabolo"; ecc. Questo è così in tutte le lingue romanze e sarebbe un dubbio di grammatica molto elementare. Non è questo il mio dubbio. Il mio problema è: a quali sostantivi della frase può riferirsi l'aggettivo "primo" di "per primo/a/e/i" e a quali no?
Aggiornamento:
Siccome, passati quasi sette mesi, la domanda continua senza risposta, ho cercato altri esempi di uso di queste locuzioni per vedere se così riesco a intuire il suo funzionamento. Eccone alcuni (il grassetto è sempre mio):
Marta entrò per prima nella macchina, sedette accanto al volante e posò sulle ginocchia il fagotto del bimbo il quale si era destato e, serio, con gli occhi spalancati e pensosi, pareva osservare tutte le nuove e strane cose che lo circondavano (Moravia).
Pelle che, dopo essere stata sotto posta ai trattamenti preliminari della concia, viene stesa per prima sul cavalletto e sopra la quale vengono poi stese altre pelli che sono sottoposte agli stessi trattamenti (un'accezione di "letto" sul Grande dizionario della lingua italiana).
Lanciavamo una moneta raccogliendola nel palmo della mano per indovinare il sesso del nascituro. Giorgio diceva: – È una cosa importante diventare padre. –Rideva per primo, commosso e intimidito (Pratolini).
Quella in cui si attacca per primi il nemico, o, viceversa, si scende in campo per rintuzzare la sua offensiva, senza prendere alcuna iniziativa (definizione di "guerra offensiva o difensiva" sul Grande dizionario della lingua italiana).
I futuristi hanno visto per primi nella macchina oltre che la più meravigliosa conquista utilitaria dell’umanità, anche la sintesi della nuova estetica che cambierà la faccia del mondo (Manifesti futuristi).
Diritto dei signori feudali di possedere per primi le spose dei loro vassalli e servi nella notte nuziale, o di esigere, in sua vece, il pagamento di una tassa o la prestazione di un servizio da parte dello sposo (e secondo la moderna critica storica tale diritto non è mai esistito come vero istituto giuridico – anche se non si escludono abusi in tal senso –, ed esso è stato affermato acriticamente dagli scrittori illuministi sulla base di racconti e leggende dell’età rinascimentale) (definizione di "ius primae noctis o jus cunnatici" sul Grande dizionario della lingua italiana.
Con riferimento a cose o persone con le quali è impossibile stabilire un rapporto se non prendendone per primi l’iniziativa [...] (definizione di "essere come la montagna di Maometto" sul Grande dizionario della lingua italiana.
Questo fenomeno di ‘mutazione’ o ‘rotazione’ (in tedesco ‘Lautverschiebung’),
α + β - γ, investe per primi i dialetti del gruppo meridionale cui appartiene il longobardo (Avalle).E le cose sacrificate per prime sono le convenzioni più squisitamente civili; la cultura in quanto educazione e perfezione interiore, in quanto equilibrio; e il rispetto della persona umana; e la solidarietà; e il pudore della propria ricchezza e felicità (Alvaro).
Esempligrazia, quelle che io ho visto per prime erano queste campagne e queste marine di Romagna: e ogni volta che le rivedo mi sento effettivamente come tornare nuovo e verde e ogni volta dentro di me qualche cosa batte puerilmente le mani (Baldini).
‘ Perine dolci ’: specie di pere piccole che vengono per prime (Tommaseo).
Quello che mi è sembrato di capire:
Si tratta di locuzioni con valore avverbiale che determinano un verbo in qualsiasi modo, inclusi il participio, il gerundio e l'infinito. Il verbo può anche essere coniugato in una forma impersonale o con il "si passivante". Ma, allo stesso tempo, queste locuzioni contengono un aggettivo, "primo", che qualifica un sostantivo e che deve essere accordato in genere e numero con questo sostantivo. Quindi, possiamo dire che queste locuzioni determinano un verbo, a cui chiamerò il "verbo associato", e qualificano un sostantivo allo stesso tempo. Il problema è vedere quali sostantivi possono qualificare.
Per il momento, non prendo in considerazione i casi in cui il verbo è al participio, al gerundio, all'infinito o è coniugato in una forma impersonale o con il "si passivante (perché mi sembrano casi più complicati). Cerco di fare ipotesi per gli altri casi, basandomi negli esempi che ho citato sopra:
• Ipotesi 1: Queste locuzioni possono soltanto qualificare il soggetto del verbo associato.
Problema: gli esempi di Avalle e Baldini smentiscono questa ipotesi.
• Ipotesi 2: Queste locuzioni possono soltanto qualificare il soggetto o il complemento oggetto diretto del verbo associato.
Questo spiegherebbe perché gli esempi in catalano della casa e della fabbrica non si possono rendere in italiano con queste locuzioni.
Nella frase "la casa dove sono vissuta per prima", "sono vissuta" non ha complemento oggetto, quindi "prima" qualificherebbe al soggetto di "sono vissuta" e il significato sarebbe "sono stata la prima persona a vivere in quella casa". Nello stesso modo "lavorai per prima" implicherebbe che il soggetto di "lavorai" è femminile e vorrebbe dire "sono stata la prima persona a lavorare".
L'esempio dell'esopianeta, però, si dovrebbe poter rendere in questo modo perché in questo caso si qualifica il complemento oggetto diretto di "scoprì": "L'esopianeta che il telescopio Kepler scoprì per primo fu appunto il Kepler-90i".
Anche l'esempio di Dante si dovrebbe poter riscrivere in questo modo: "che questi poeti apparvero per primi" (in questo caso "primi" qualifica al soggetto di "apparvero").
Poi c'è l'esempio di Primo Levi: "tutti lo salutavano per primi". In questo caso "primi" qualifica al soggetto "tutti". Ma, se l'ipotesi 2 non è sbagliata, si dovrebbe poter riscrivere la frase di Primo Levi in questo modo, magari modificandone il significato: "Doveva essere piuttosto autorevole, perché tutti lo salutavano per primo". È veramente così?
Tuttavia, devo dire che la frase di Primo Levi con "primi" mi sembra difficile da capire (perché "tutti" sarebbero "primi"?) e invece riscritta nel modo in cui l'ho fatto io mi sembra più naturale (ma, come ho detto, forse il senso cambia).
• Ipotesi 3: Considero ora il caso di un verbo associato coniugato in una forma con il "si passivante", come nell'esempio della definizione di "guerra offensiva" ("si attacca il nemico"). Veramente è difficile per me fare un'ipotesi su questo caso perché sono riuscita soltanto a trovarne un esempio (ho ricercato anche su Google libri, ma non è così semplice individuare questi esempi). Possiamo dire che un costrutto con il "si passivante" ha un soggetto grammaticale e anche, per così chiamarlo, un "soggetto logico". Per esempio, il soggetto grammaticale di "si parla italiano" è "italiano", ma questa frase, dipendendo dal contesto, può significare più o meno "alcuni parlano italiano", "tutti parlano italiano" o "noi parliamo italiano" e, allora, il "soggetto logico" sarebbe "alcuni", "tutti" o "noi".
Ecco la mia ipotesi (molto azzardata perché ho soltanto un esempio): queste locuzioni possono soltanto qualificare il "soggetto logico" o il soggetto grammaticale del verbo associato coniugato con il "si passivante". Quando qualificano il soggetto logico la forma è sempre "per primi", con l'aggettivo al maschile plurale.
Nell'esempio che ho trovato, "per primi" modificherebbe il "soggetto logico". Se l'ipotesi non è sbagliata, si dovrebbe anche poter dire "si attacca per primo il nemico", con "primo" accordato con il soggetto grammaticale, "il nemico". In questo caso, accade come nell'esempio di Primo Levi: la frase con "per primi" della definizione del dizionario mi sembra difficile di capire; la frase che ho appena scritto io mi sembra (forse erroneamente) più naturale; non sono sicura se ci sia qualche differenza di significato tra le due frasi.
• Ipotesi 4: Adesso considero la situazione di un participio passato come verbo associato. Anche qui è azzardato fare un'ipotesi perché ho trovato soltanto un esempio: la frase di Alvaro.
Ecco la mia ipotesi: nelle frasi in cui appaiono queste locuzioni, il participio ha valore aggettivale. Se pensato come aggettivo, questo participio qualifica un sostantivo (nell'esempio, "cose sacrificate", il sostantivo è "cose"). L'aggettivo "primo" di queste locuzioni si riferisce sempre a questo sostantivo e si deve accordare con questo sostantivo. Nell'esempio
E le cose sacrificate per prime sono [...]
"prime" si riferisce e si accorda con "cose".
• Ipotesi 5: Mi riferisco ora al caso in cui il verbo associato è all'infinito. Una volta in più, purtroppo, sono riuscita a trovarne soltanto un esempio (la definizione di "ius primae noctis"). Di nuovo si tratta di qualcosa di molto azzardato.
La mia ipotesi: questo verbo all'infinito ha un "soggetto logico" e può avere un complemento oggetto diretto.
Nell'esempio
Diritto dei signori feudali di possedere per primi le spose dei loro vassalli e servi [...]
il "soggetto logico" di "possedere" è "signori feudali" e il complemento oggetto diretto è "le spose dei loro vassalli e servi".
L'ipotesi sarebbe che queste locuzioni possono soltanto qualificare il "soggetto logico" (come accade appunto nell'esempio della definizione del dizionario, in cui "primi" si riferisce a "signori feudali") o il complemento oggetto diretto (se esiste nella frase) del verbo associato all'infinito.
Cerco d'inventare un esempio in cui una di queste locuzione qualifica il complemento oggetto diretto (non so se avrà senso):
Ho dato a Luigi la soddisfazione di poter vedere per prime le fotografie più belle del mio viaggio.
• Ipotesi 6: Ora tocca pensare al caso di un verbo associato nella forma di un gerundio. È anche difficile con unicamente un esempio: quello della definizione di "essere come la montagna di Maometto".
Come il caso del verbo all'infinito, questo verbo al gerundio ha un "soggetto logico" e può avere un complemento oggetto diretto.
Nell'esempio
Con riferimento a cose o persone con le quali è impossibile stabilire un rapporto se non prendendone per primi l’iniziativa [...]
il "soggetto logico" di "prendendo" non è espresso in modo esplicito nella frase, ma possiamo pensare che è "noi". Il complemento oggetto diretto di "prendendo" è "l'iniziativa".
L'ipotesi sarebbe la stessa che ho fatto per il caso dell'infinito: queste locuzioni possono soltanto qualificare il "soggetto logico" (come accade appunto nell'esempio della definizione del dizionario, in cui "primi" si riferisce al soggetto logico "noi") o il complemento oggetto diretto (se esiste nella frase) del verbo associato all'infinito.
Cerco d'inventare un esempio (che magari non avrà molto senso):
Non si può avere nessuna soddisfazione nel guardare un sacco di fotografie se non vedendone per prime quelle più belle.
• Ipotesi 7: Questo è azzardatissimo perché non sono riuscita a trovare nessun esempio. Il verbo associato potrebbe anche essere in una forma impersonale.
Possiamo pensare che il verbo nella forma impersonale ha, per così chiamarlo, un "soggetto logico". L'ipotesi sarebbe che queste locuzioni possono soltanto qualificare questo "soggetto logico" nella forma "per primi", con l'aggettivo al maschile plurale.
Cerco di inventare un esempio (che magari non ha molto senso):
Quando si diventa dirigenti per primi in un'azienda, *
tutto sono difficoltàtutto è difficile1.
1. Mi sono accorta di questo sbaglio grazie alla risposta di @egreg.
Aggiungo questo come spiegazione su cosa intendo dire con questa ultima frase (dopo la risposta di @egreg):
Con questa frase, che magari non è ben costrutta o non ha nessun senso, voglio esprimere che, quando si è appena creata un'azienda, alcune persone devono essere le prime a ricoprire il ruolo di dirigenti. Questo sarebbe il senso della frase:
Tutto è difficile per quelli che ricoprono per primi il ruolo di dirigenti di un'azienda.
So che è più facile ed elegante di formulare semplicemente questa ultima frase, ma ho cercato di inventare un esempio di uso di "per primi" (o "per primo", ecc.) con un verbo nella forma impersonale, se veramente questo costrutto si può fare. Forse sarebbe meglio riscriverlo in questo modo:
Quando si ricopre per primi il ruolo di dirigenti in un'azienda tutto è difficile.
La costruzione che appare in questa ultima frase, però, è quella del "si passivante".
Magari qualcuno di voi riesce a trovare un esempio migliore con un costrutto impersonale.
Osservazione sulla risposta a questa domanda:
Può darsi che non sia possibile trovare una risposta "perfetta" a questa domanda (magari sì perché qualcuno di voi potrebbe avere accesso a fonti inaccessibili per me). Ma le risposte non del tutto complete o basate sull'esperienza di parlanti che hanno dimestichezza con i costrutti di cui si sta chiedendo sono anche utili (e ho l'impressione che siano più frequenti su altri siti SE dedicati alle lingue). Una risposta parziale che contenga
- controesempi a queste ipotesi (eccetto per l'ipotesi 1 per cui sono riuscita io stessa a trovarli)
- le vostre ipotesi sull'argomento
- un elenco di esempi di uso più completo di quello che ho riportato io o semplicemente qualche esempio per i casi per cui non sono riuscita a trovarne
sarà utilissima per me. È da molto tempo che cerco una risposta a questa e non sono riuscita a trovare nulla a riguardo.