Stavo leggendo il canto XXI del Purgatorio con l'aiuto delle note di due libri diversi, quelle di Anna Maria Chiavacci Leonardi (Mondadori) e quelle di Emilio Pasquini e Antonio Quaglio (Garzanti).
Quando sono arrivata a queste straordinarie parole di Stazio, mi sono accorta della differenza tra il nome che dà Dante al poema epico di Virgilio e quello che appare nelle note che ho menzionato:
Al mio ardor fuor seme le faville,
che mi scaldar, de la divina fiamma
onde sono allumati più di mille; 96
de l'Eneïda dico, la qual mamma
fummi, e fummi nutrice, poetando:
sanz' essa non fermai peso di dramma. 99
So che nell'italiano di oggi è Eneide, ma precisamente questo ha generato il mio primo dubbio: Eneide è plurale o singolare?
In passato, quando avevo sentito o letto Eneide, avevo sempre pensato che fosse plurale proprio perché è Eneide e non Eneida. Ma ora me ne rendo conto che nelle note dei libri c'è scritto l'Eneide e non le Eneide. Quindi, devo dedurre che si tratta di un singolare, vero?
Tuttavia, vedo che per Dante è l'Eneida, che in questo canto appare con la dieresi, immagino che come risorsa per ottenere l'endecasillabo. Allora mi chiedo: in passato era l'Eneida e, a un certo momento, per qualche ragione, si è passato a dire l'Eneide?
Sul Dizionario d'ortografia e di pronuncia, però, ho trovato
Significa questo che la forma Eneida è stata usata solo da Dante?