Ho letto il contenuto della voce "peritarsi" sul vocabolario Treccani e ho avuto la sensazione che non corrispondesse del tutto con gli usi di questo verbo in cui mi sono imbattuta io.
La prima cosa che mi ha un po' stupita è la marca d'uso "lett.": credo di averlo incontrato in contesti non letterari, usato, per esempio, da qualche persona che si rivolge a un altra in una conversazione comune.
Poi, ecco i diversi significati di questo verbo secondo questo dizionario:
Esitare a compiere un'azione, per mancanza di volontà o di decisione, o anche per timidezza, soggezione, senso di vergogna, o per altro motivo di ritrosia
Più spesso, spec. in frasi negative, avere dubbî, incertezze, farsi scrupolo di fare qualcosa o di comportarsi in un determinato modo
Meno com., provare timore, sentirsi a disagio, non fidarsi, e sim.
Tuttavia, l'uso di "peritarsi" che personalmente ho trovato qualche volta è simile a quello che si fa in questo passo tratto da una discussione su Wikipedia (grassetto mio):
Bene, io ti contesto il fatto di NON esserti sforzato a seguire un METODO INTELLETTUALMENTE ONESTO e aver fatto prevalere i tuoi PREGIUDIZI in questa voce. Quando lo hai fatto?
- [...]
- [...]
- Quando io ho inserito alcuni riferimenti sul Komeito ripresi dalla Wiki inglese tu hai giustamente ricordato che essa riporta "This article does not cite any references or sources" ma non ti sei peritato di verificare le altre fonti prese da altre "parti" [...].
Un altro esempio si trova in questo articolo di Diego Fusaro per il blog del Fatto quotidiano (grassetto mio):
È la cifra del “si dice" impersonale e di una chiacchiera che resta sempre sulla superficie di ogni cosa. Senza peritarsi di approfondire. Rivelando come di fatto operano molti di coloro i quali impropriamente si definiscono giornalisti: e che meglio andrebbero appellati nichilisti che non credono in nulla e parlano di tutto, sempre compattamente seguendo – sia chiaro – le correnti del politicamente corretto.
E su questo articolo del Corriere della Sera si può leggere (anche qui il grassetto è mio):
«Vendite fantastiche, strabilianti, il disco è al primo posto a un giorno dalla sua uscita»: gli uffici stampa son soliti urlare, così ai quattro venti, i numeri dell'album appena uscito del loro artista X. Nessuno che si periti di andare a controllare, mentre il suddetto artista è costretto a confermare i roboanti annunci dei suoi addetti.
Anche sul sito diritto.it (grassetto mio):
Una grossa anomalia, è rappresentata dal concetto di noleggio: mai una fattispecie contrattuale così specifica e, come vedremo, così controversa, è stata oggetto di uso indiscriminato e generalizzato non solo nel linguaggio comune ma anche tra gli operatori commerciali specializzati e, cosa decisamente più grave, fra gli stessi operatori del diritto, fino ad arrivare ad un uso improprio del termine (e questo ci sembra davvero inammissibile) da parte dei giudici di merito e della stessa Corte di Cassazione (sostenuto il numero delle sentenze: si citano, a titolo di esempio: Trib. Milano, 3 novembre 2004; Cass. Pen., sez. III, 23 aprile 2003, n°26176; Corte App. Perugia, 18 maggio 1999), nonché dello stesso legislatore: quest’ultimo, nel corso dei decenni fino ai giorni nostri, mai si è peritato di dettare un’organica disciplina contrattuale per concetti quali, ad esempio, il “noleggio di autoveicolo”, aumentando gli equivoci e le problematiche a tutto ciò sottese: solo per fare qualche citazione, dagli svariati “codici della strada” che si sono succeduti nel tempo, al d.p.r. 28 giugno 1955, n° 771, alla l. 24 dicembre 1969, n° 990 (es.: l’art. 6 comma 2 d.lgs 19 settembre 1994, n°626), tutti hanno contribuito a confondere, tramite qualificazioni parziali, contraddizioni ed eliminazioni, il già molto fumoso concetto di noleggio di autoveicolo.
E in un recente articolo del quotidiano Il tempo si trova (grassetto mio):
Non c’era speranza quando il virus è arrivato perché per lunghe settimane (più di un mese) il governo non si è peritato di fare gli approvvigionamenti necessari (guanti, mascherine, camici e varie protezioni del personale medico e infermieristico), che spettavano allo Stato attraverso la Consip e non alle Regioni.
Persino sulla rivista Ecdotica (a "peer reviewed journal"), si può leggere (grassetto mio):
Si tratta, in effetti, dei due episodi principali – il ragguaglio di Barbi e lo studio della Ageno – che nel ’900 costellano la ricerca su Sacchetti, dopo di che il lavoro critico sul testo sembra di fatto arenarsi, malgrado le diverse edizioni con pretese critiche che si sono succedute nel Novecento, e di cui ho già fatto menzione: talora finte edizioni critiche, direi, che, compresa quella di Marucci, non si peritano di esaminare l’intera tradizione dando fede in chiave evangelica a Barbi e al gruppo B e in genere ricorrendo alla varia lectio disponibile in modo desultorio.
Quindi, sembra si tratti di un uso abbastanza diffuso.
Ora, questo uso non sembra combaciare con nessuna delle definizioni del dizionario sopra riportate. Dal contesto, ho sempre pensato che "non ti sei peritato di", "senza peritarsi di", "mai si è peritato di", ecc. in frasi come queste significasse più o meno "non ti sei presso la briga di" (o "non ti sei preoccupato di"), "senza prendersi la briga di", "mai si è preso la briga di", ecc.: è così?
Ho cercato in altri dizionari e le definizioni sono simili. Si tratta di un nuovo uso del verbo "peritarsi" generalmente accettato? O è semplicemente una parola che, per qualche ragione, si usa spesso male?