Ecco l'incipit del racconto Il pugno chiuso, di Arrigo Boito (nella versione edita da Liber Liber):
Nel settembre del 1867 viaggiavo in Polonia per certa missione medica che mi era stata affidata; doveva fare delle ricerche e degli studi intorno ad una fra le più spaventose malattie che rattristano l’umanità: la plica polonica.
La prima volta che ho letto questa frase, l'oscillazione tra le desinenze -o e -a per la prima persona singolare dell'imperfetto indicativo mi ha lasciata un po' perplessa. Poi mi sono subito ricordata che Dante utilizzava questa desinenza -a e che era anche stata usata in passato da altri autori.
In effetti, Serianni, nella sezione XI.72.b) del suo Italiano, spiega:
Imperfetto. La desinenza originaria della persona era -a– anche nelle altre coniugazioni – secondo l'etimo latino (AMĀBAM>[io] amava). Il tipo (io) amavo, analogico sulla 1ª persona del presente indicativo, si diffonde molto presto nel fiorentino (fine del XIV secolo: cfr. MANNI 1979: 146), ma stenta ad essere accolto nella lingua letteraria; un impulso notevole al suo successo venne dal Manzoni che lo adottò larghissimamente nella seconda edizione dei Promessi Sposi (cfr. SERIANNI 1986b: 46-47).
E, infatti, nelle Regole grammaticali della volgar lingua di Giovanni Francesco Fortunio (1516) si può leggere:
Alcuni fanno terminare in o la prima persona dell'imperfetto indicativo di tutti i verbi, come andavo, cantavo, amavo, parlavo, vedevo, dicevo, leggevo, scrivevo, avevo, i' ero, ma questo uso non è osservato da alcuno dei nostri buoni scrittori, dalle cui orme non ci si deve allontanare.
Ho avuto l'opportunità di parlare di questo racconto con un gruppo di persone e una di loro, come risposta alla mia osservarzione sul fatto che ho appena spiegato, ha detto che gli sembrava che, nel momento in cui fu scritto (fu pubblicato per la prima volta nel 1870), la desinenza -a per la prima persona singolare dell'imperfetto indicativo era ancora in uso. Inoltre, ha fatto il commento che l'aveva infatti usato anche Manzoni nelle prime edizioni di molte delle sue opere, che poi però aveva riveduto cambiando -a in -o in molti casi.
La mia domanda è: veramente questa desinenza si usava ancora nel 1870? Fino a quando è stata in uso?