Nel racconto Argon dal libro Il sistema periodico, di Primo Levi, ho letto (grassetto mio):
Nona Fina abitava a Carmagnola, in un alloggio al primo piano, e faceva splendidi ricami all’uncinetto. A sessantott'anni ebbe un lieve malore, una caôdaña, come allora usavano le signore, ed oggi misteriosamente non usano piú: da allora, per vent'anni e cioè fino alla sua morte, non uscí piú dalla sua camera; al sabato, dal balconcino pieno di gerani, fragile ed esangue salutava con la mano la gente che usciva da «scòla».
Dovete sapere che in questo racconto l'autore usa molti termini piemontesi o che appartengono al gergo degli ebrei del Piemonte, come "caôdaña" o "scòla" (la scelta della grafia è spiegata dal proprio Levi alla fine del racconto). Per esempio, lo scrittore menziona che "scòla" era il termine che si adoperava per designare la sinagoga in questo gergo.
Dal contesto, posso capire che si sta facendo riferimento a qualcosa (questi lievi malori) che accadeva alle signore in passato, ma che, nel momento della narrazione, non accade più. Tuttavia, guardando alla voce "usare" sul vocabolario Treccani, non riesco a vedere a quale accezione possa corrispondere l'uso che se ne fa nel brano sopra citato. Me lo sapreste spiegare?