Nel racconto Argon dal libro Il sistema periodico, di Primo Levi, ho letto (grassetto mio):
Su quanto abbia fatto Barbabramín durante questi anni, le versioni divergono. Non c’è dubbio che li abbia in buona parte dormiti e giocati: si sa con certezza che andò in rovina economicamente, perché «non tagliava i cupòn» dei buoni del Tesoro, e perché aveva affidato l’amministrazione delle cascine ad un mamsér («bastardo») che le aveva vendute per un boccone di pane ad un suo uomo di paglia; secondo i presagi della zia Milca, lo zio trascinò cosí nella sua rovina l’intero parentado, ed ancora oggi se ne lamentano le conseguenze.
Si narra anche che abbia letto e studiato, e che, ritenuto infine sapiente e giusto, ricevesse dal suo letto delegazioni dei notabili di Chieri e dirimesse controversie; si narra ancora che, [...].
Su questo personaggio, Barbabramín, si spiega in precedenza:
Ancor giovane era già molto ricco, avendo acquistato dai nobili del luogo numerose cascine da Chieri fino all’Astigiano; facendo conto sulla sua eredità, i suoi parenti sperperarono tutti i loro averi in banchetti, balli e viaggi a Parigi.
Non riesco a capire del tutto bene il senso dell'espressione "li abbia in buona parte dormiti e giocati" riferendosi agli anni trascorsi, anche se capisco che la conseguenza è che Barbabramín finí in rovina. Significa che impiegava parte del suo tempo nel gioco? E con "dormiti" si dà magari a intendere che spendeva molti soldi in prostitute? O devo semplicemente capire che consumava parte del suo tempo a dormire (questo non gli avrebbe certamente fatto perdere dei soldi, ma si tratta di un'attività non utile all'amministrazione dei suoi beni)? O magari qualcos'altro?