Nel racconto L’amore ai tempi del Covid-191, di Antonio Manzini, ho letto (grassetto mio):
«No, voglio capire perché uno a trent'anni sta a casa della sorella».
Pietro si guardò le mani. «Perché casa dei miei genitori l’abbiamo venduta».
«Ah, altrimenti starebbe con loro?».
«Con chi? Con quei due vecchi rincoglioniti? Ma per carità!».
Rocco si grattò la barba. «Sì, ma sempre con quei vecchi rincoglioniti sta vivendo, no? In più su un divano letto».
Questo Pietro e i suoi genitori abitano a casa della sorella, di cui precedentemente si è detto questo:
La casa era di 90 metri quadrati. In fondo al corridoio la stanza dei bambini, accanto quella matrimoniale, nel saloncino con l'angolo cottura si apriva un piccolo balcone che fungeva anche da sgabuzzino. La stanza da letto accanto all'ingresso era aperta. Due anziani, seduti sul materasso con indosso la mascherina, si tenevano le mani e pareva tremassero.
La moglie e i figli erano in salone seduti sul divano a due posti.
Leggendo questo passaggio, la mia impressione è che i genitori (questi "due anziani") dormissero in questa "stanza da letto accanto all’ingresso", mentre invece Pietro lo facesse su questo "divano a due posti".
La mia domanda è sul significato di questo "in più" che appare nel primo brano. Potrebbe voler dire "per di più", cioè, "per giunta", "inoltre"? Alla voce "più" del vocabolario Treccani, ho trovato parecchi usi della locuzione "in più", ma nessuno con questo significato.
1. Secondo il blog di Licia Corbolante, che si occupa di ricerca terminologica e qualità linguistica, dovrebbe essere "della COVID-19", ma in questo racconto l'autore fa confusione tra virus e malattia.