Nel racconto Idrogeno dal libro Il sistema periodico, di Primo Levi, ho letto (grassetto mio):
L'obiezione mi giunse offensiva: come si permetteva Enrico di dubitare di una mia affermazione? Io ero il teorico, solo io: lui, benché titolare (in certa misura, e poi solo per «transfert») del laboratorio, anzi, appunto perché non era in condizione di vantare altri numeri, avrebbe dovuto astenersi dalle critiche.
Ho cercato alla voce "vantare" di parecchi dizionari, ma non riesco a capire il senso dell'espressione "vantare altri numeri" riferita a Enrico che appare nel testo: di che cosa non si poteva vantare?
Per capire il contesto, Enrico e l'io narrante avevano sedici anni ed erano amici che sognavano di diventare chimici nel futuro. Riguardo al laboratorio menzionato nel brano, il racconto spiega:
Il fratello di Enrico, misterioso e collerico personaggio di cui Enrico non parlava volentieri, era studente in chimica, e aveva installato un laboratorio in fondo a un cortile, in un curioso vicolo stretto e storto che si diparte da piazza della Crocetta, e spicca nella ossessiva geometria torinese come un organo rudimentale intrappolato nella struttura evoluta di un mammifero.