Nel racconto Ferro dal libro Il sistema periodico, di Primo Levi, ho letto (grassetto mio):
Nelle mezze stagioni il regno di Sandro erano le palestre di roccia. Ce ne sono diverse, a due o tre ore di bicicletta da Torino, e sarei curioso di sapere se sono tuttora frequentate: i Picchi del Pagliaio con il Torrione Wolkmann, i Denti di Cumiana, Roca Patanüa (significa Roccia Nuda), il Plô, lo Sbarüa, ed altri, dai nomi casalinghi e modesti. Quest’ultimo, lo Sbarüa, mi pare fosse stato scoperto da Sandro stesso, o da un suo mitico fratello, che Sandro non mi fece mai vedere, ma che, dai suoi scarsi accenni, doveva stare a lui come lui stava alla generalità dei mortali.
Non capisco il significato dell'espressione "stare a lui come lui stava alla generalità dei mortali" che appare nell'ultima frase di questo brano. Me lo potreste spiegare?
Ho cercato alla voce "stare" del vocabolario Treccani, ma ci sono tantissime accezioni, che non riesco a vedere a quale possa corrispondere l'uso che si fa di questo verbo nel testo citato. Cosa vuol dire che il fratello di Sandro stava a Sandro come Sandro stava alla generalità dei mortali?
Aggiungo per dare un po' più di contesto, l'unico altro passaggio del racconto in cui si fa riferimento al fratello di Sandro:
lo Sbarüa è un prisma di granito che sporge di un centinaio di metri da una modesta collina irta di rovi e di bosco ceduo: come il Veglio di Creta, è spaccato dalla base alla cima da una fenditura che si fa salendo via via piú stretta, fino a costringere lo scalatore ad uscire in parete, dove, appunto, si spaura, e dove esisteva allora un singolo chiodo, lasciato caritatevolmente dal fratello di Sandro.
Sandro è descritto nel racconto come una persona che aveva una grande dimestichezza con la montagna e, in particolare, come un scalatore molto abile.