Nel racconto Piombo dal libro Il sistema periodico, di Primo Levi, ho letto (grassetto mio):
Me ne andavo giú lungo il torrente, un po’ sui massi, un po’ guadando dove si poteva, come un cane da caccia, con gli occhi inchiodati a terra, quando ecco, poco sotto alla confluenza di un altro torrente piú piccolo, ho visto un sasso in mezzo a milioni di altri sassi, [...]. L’ho raccolto, era pesante, [...]. [...].
A sera mi sono trovato un posto fuori mano, ho fatto un focolare, ci ho messo sopra il crogiolo ben stratificato, l’ho arroventato per mezz’ora e l’ho lasciato raffreddare. L’ho rotto, ed eccolo, il dischetto lucido e pesante, che si incide con l’unghia, quello che ti allarga il cuore e fa sparire dalle gambe la stanchezza del cammino, e che noi chiamiamo «il piccolo re».
A questo punto non è che uno sia a posto: anzi, il piú del lavoro è ancora da fare. Bisogna risalire il torrente, e ad ogni biforcazione cercare se la pietra buona continua a destra o a sinistra.
Dovete sapere che il narratore in questo racconto è un cercatore di piombo.
Non capisco del tutto bene cosa vuol dire l'espressione "non è che uno sia a posto" che appare in questo brano.
Alla voce "posto" del vocabolario Treccani ho trovato
con riferimento a persone, essere a p. col vestito, con i capelli, ecc. (anche, avere il vestito, i capelli a p.), essere in ordine, esteriormente impeccabile; siamo a posto!, espressione che ha più significati, ma che in genere indica soddisfazione dello stato o della condizione raggiunti (anche con valore antifrastico e iron., con riferimento a situazioni poco piacevoli, critiche o addirittura disperate: adesso che ci hanno rubato tutto, siamo a posto!)
Quindi, il significato di "essere a posto" in questo contesto sarebbe "essere soddisfato dalla situazione"? Il narratore sta dicendo che non poteva essere soddisfatto poiché "il piú del lavoro" era "ancora da fare"?