Da quando ho letto il Canto XIX del Paradiso per la prima volta sono rimasta stupita dal fatto Dante usi il termine "barba" con il significato di zio (versi dal 136 al 138, grassetto mio):
E parranno a ciascun l’opere sozze
del barba e del fratel, che tanto egregia
nazione e due corone han fatte bozze.
Personalmente, mi risulta anche interessante che sia l'«egregia nazione», siano le «due corone» facciano riferimento alla storia della mia terra (la casata di Barcellona e le corone di Aragona e di Maiorca). Ma la mia domanda è sul vocabolo "barba": l'uso che ne fa Dante mi è sembrato sorprendente perché con questa accezione l'avevo incontrato nel racconto Argon dal libro Il sistema periodico, di Primo Levi, e pensavo fosse qualcosa di appartenente al gergo degli ebrei del Piemonte. Ecco un brano di questo racconto a modo di esempio (grassetto sempre mio):
Come sempre avviene, il rifiuto era reciproco: da parte della minoranza, una barriera simmetrica era stata eretta contro l’intera cristianità («gôjím», «ñarelím»: le «genti», i «non-circoncisi»), riproducendo, su scala provinciale e su di uno sfondo pacificamente bucolico, la situazione epica e biblica del popolo eletto. Di questo fondamentale sfasamento si alimentava l’arguzia bonaria dei nostri zii («barba») e delle nostre zie («magne»): savi patriarchi tabaccosi e domestiche regine della casa, che pure si autodefinivano orgogliosamente «’l pòpôl d’Israél».
Ho trovato questo termine con questo significato sul Grande dizionario della lingua italiana con la marca "ant. e dial.". Quindi, sembra si usi ancora come dialettismo o perlomeno si usasse fino a poco tempo fa. Sapreste dirmi dove si usa "barba" con il significato di "zio"?