In alcune novelle di Luigi Pirandello ho letto le parole "arzigogolo" e "arzigogolato", che mi sono sembrate molto curiose. Ad esempio, nella Tragedia d'un personaggio c'è questa frase:
Avere il privilegio inestimabile di esser nato personaggio, oggi come oggi, voglio dire oggi che la vita materiale è cosí irta di vili difficoltà che ostacolano, deformano, immiseriscono ogni esistenza; avere il privilegio di esser nato personaggio vivo, ordinato dunque, anche nella mia piccolezza, all'immortalità, e sissignore, esser caduto in quelle mani, esser condannato a perire iniquamente, a soffocare in quel mondo d'artifizio, dove non posso né respirare né dare un passo, perché è tutto finto, falso, combinato, arzigogolato!
Anche nel racconto Il buon core appare questo stesso aggettivo: "arzigogolato".
Nella novella La maschera dimenticata si può leggere:
E chi sa da che strambe ragioni era stato perciò indotto a presentarsi ora lí non invitato; e che cosa, nei misteriosi arzigogoli, nelle segrete previsioni del suo spirito conturbato, doveva rappresentare per lui questa sua partecipazione alla lotta politica in favore del figlio di don Francesco Laleva; che beneficii sbardellati se ne riprometteva, che tremendi pericoli e responsabilità si immaginava di dovere affrontare...
Persino nella novella La veste lunga un personaggio, un prete, viene chiamato "don Arzigogolo".
Ho trovato nel dizionario che "arzigogolato" e "arzigogolo" sono parole che si usano per indicare qualcosa di artificioso, complicato, fatto in modo bizzarro, contorto. Mi domando, però, quale sia l'origine di queste curiosi vocaboli.