Ho letto la seguente frase in Quel ramo del lago di Como…, capitolo 30º, dell'ottimo Ermanno Detti:
«Gli era capitato altre volte di sembrargli di vedere o sentire una persona quando desiderava incontrarla e poi rendersi conto di essersi sbagliato»
La frase avrebbe potuto essere:
«Gli era capitato altre volte che gli sembrasse di vedere o sentire una persona quando desiderava incontrarla e di rendersi poi conto di essersi sbagliato»
e non avrebbe destato perplessità sul piano grammaticale, a parte la contorsione/involuzione sintattica che forse riflette lo stato d'animo interiore del protagonista.
Invece quella di Detti mi sembra una costruzione alquanto bizzarra (forse volutamente provocatoria?): entrambi i verbi capitare e sembrare sono impersonali. In questo caso la costruzione implicita (verbo + preposizione "di" + verbo al modo infinito) è ammissibile, si tratta di una forzatura, o è un errore?
Conoscete altri casi in cui sia stata usata una costruzione simile?
Grazie per le risposte. Riporto qui alcune precisazioni che potrebbero essere utili.
Le tre proposizioni si possono riscrivere così:
«Era capitato a lui che a lui sembrasse che lui vedesse»
cioè
«Gli era capitato che gli sembrasse che (lui) vedesse»
L'Enciclopedia Treccani ci spiega che sembrare è un verbo impersonale; e anche capitare lo è. Alcuni esempi che fa la Treccani sono:
«mi sembra di star meglio»
«mi càpita spesso di dimenticare le chiavi»
Non c'è dubbio quindi che capitare e sembrare siano due verbi impersonali.
La Treccani dà una regola molto chiara:
I verbi che formano una proposizione soggettiva come sembrare, parere, risultare, accadere, succedere possono trovarsi in proposizioni sia implicite, sia esplicite.
• Si trovano in una proposizione implicita:
– quando il significato della frase è pienamente impersonale
sembra di volare, successe di perdere la strada
– quando il soggetto logico della proposizione principale coincide con il soggetto grammaticale della proposizione soggettiva
Mi sembra di star meglio (= a me sembra che io stia meglio)
Gli succede di svegliarsi di notte (= a lui succede che lui si svegli di notte)»
E ci siamo, il problema è proprio questo: il soggetto logico di capitare coincide con il soggetto logico di sembrare (e vedere) ma non con il suo soggetto grammaticale. Infatti il soggetto grammaticale di gli era capitato è che gli sembrasse; il soggetto grammaticale di quest'ultimo è che (lui) vedesse dove lui è soggetto grammaticale di vedesse.
La regola enunciata dalla Treccani nulla dice circa il caso in cui il soggetto logico della proposizione principale coincida con il soggetto logico della proposizione soggettiva ma non con il suo soggetto grammaticale.
È proprio come se l'autore, sapendolo, facesse l'occhiolino e dicesse «e adesso dimostratemi che non si può dire!».