Nel glossario alla fine dell'Italiano di Serianni, si può leggere:
estremo è un antico superlativo latino, EXTREMUS, ormai non più avvertito come tale in italiano. È dunque possibile adoperare estremo, nell'accezione di 'eccessivo, grande, radicale', al comparativo
Alla sezione V.83 se ne trovano questi esempi:
«Finalmente nuovi casi più generali, più forti, più estremi, arrivarono fino a loro» (Manzoni, I Promessi Sposi); «Le nuove istituzioni [...] e anche le più estreme e apparentemente rivoluzionarie fra esse» (Levi, Cristo si è fermato a Eboli, 222).
La spiegazione del glossario continua così:
Estremo, invece, non ammette gradazioni nel significato di 'ultimo' (l'estremo saluto, essere alle estreme risorse), che è un significato non graduabile in quanto si riferisce a una posizione determinata in una serie numerica: non si può essere più o meno ultimi, ma solo ultimi o qualcosa d'altro (penultimi, terzultimi, primi, secondi, terzi).
Anche la ristampa del 2011 della Dodicesima edizione del vocabolario Zingarelli riporta:
Nota Bene L'aggettivo ‘estremo’ deriva da un superlativo latino, ma nella lingua italiana è percepito spesso come aggettivo di grado positivo; perciò la forma ‘più estremo’ è frequentemente usata: fino alle più estreme conseguenze; l'ala più estrema di un partito; la sventura più estrema (G. LEOPARDI). Raro e colloquiale è invece il superlativo ‘estremissimo’: un atteggiamento di estremissima prudenza
Quindi, se quando "estremo" ha il significato di "eccessivo, grande, radicale" si può usare "più estremo", deduco che "molto estremo" sia anche accettabile e, dunque, che l'espressione "idee molto estreme" sia pure ammissibile.