Questo brano appartiene al racconto L'inseguimento di Italo Calvino (il corsivo è mio):
Ora che abbiamo abolito il concetto di spazio (penso che anche il mio inseguitore in quest'attesa sia giunto alle mie stesse conclusioni) e che il concetto di moto non implica più la continuità del passaggio d'un corpo attraverso una serie di punti ma soltanto scambi discontinui e irregolari di corpi che occupano questo o quel punto, forse riuscirò ad accettare con meno impazienza la lentezza della coda, perché quello che conta è lo spazio relativo che si definisce e si trasforma intorno alla mia macchina come intorno a ogni altra macchina della coda. Insomma ogni macchina si trova al centro d'un sistema di relazioni che in pratica equivale a un altro, cioè le macchine sono intercambiabili tra loro, dico le macchine ognuna col suo guidatore dentro; ogni automobilista potrebbe benissimo scambiarsi di posto con un altro automobilista, anch'io con i miei vicini e il mio inseguitore con i suoi.
In questi scambi di posizione si possono individuare localmente delle direzioni privilegiate: per esempio il senso di marcia della nostra colonna, il quale anche se non implica che in realtà si stia marciando, esclude però che si possa marciare nella direzione opposta. Per noi due, poi, quella dell'inseguimento è una direzione privilegiata, difatti il solo scambio di posizioni che non può avvenire è quello tra noi due, e qualsiasi altro scambio che sia in contraddizione col nostro inseguimento. Ciò dimostra che in questo mondo di apparenze intercambiabili il rapporto inseguitore-inseguito continua ad essere l'unica realtà a cui ci possiamo attenere.
Il punto è questo: se ogni macchina - fermo restando il senso di marcia e il senso d'inseguimento - equivale a ogni altra macchina, le proprietà d'una qualsiasi macchina possono essere attribuite anche alle altre.
Non capisco l'uso né il significato del vocabolo "fermo" che se ne fa nell'ultima frase. Me lo potreste spiegare?