Qui l'autrice sta estendendo il significato originario intransitivo di “rovinare”, che è di “precipitare, venir giù crollando”, per dar l'idea di un moto velocissimo e magari anche rischioso, sulla falsariga di quando si dice “correre a precipizio” e simili, cioè per descrivere una persona o un oggetto che si muove a una velocità tale che sembra stia cadendo.
Un esempio di un uso simile del verbo “rovinare” si trova in un racconto di Tommaso Landolfi (“Mani”, in Dialogo dei massimi sistemi). Si parla di un topo che si è nascosto tra le assi di legno della base di un cassone e di una cagna che cerca di afferrarlo:
Con tutta probabilità il topo, protetto a mezzo dalle sbarre dell'intelaiatura, avendo al sicuro le sue parti più vulnerabili, non combatteva che col terribile grifo. Infine, la situazione divenendogli intollerabile, inganno la cagna con un'abile finta e rovinò verso il cortile.