Nel romanzo Artemisia, di Anna Banti, ho letto:
Risuonarono, fra la polvere manomessa, gagliarde rampogne che datavano dal milleseicentodieci, dal milleseicentoquindici: come gli anni di sdegnoso silenzio, d'esilio, di separazione e disinteresse, pesassero meno di un'ora.
Penso che si riferisca alla polvere dello studio di Orazio Gentileschi a Londra, menzionata prima nel romanzo:
Le giovavano certe faccenduole domestiche -- lavare fazzoletti, lucidare una scatola o un piatto -- che a poco a poco s'era messa ad amare e a prodigare senza necessità intorno al vecchio; dicendosi, al modo delle donne casalinghe inveterate, che lui ne aveva bisogno, che stava a lei il combattere la gloriosa polvere dello studio: perché Orazio non vivesse in tanta sporcizia, appena soccorsa da una scopata dei garzoni. Cominiciava a ragionare [...]. E poiché Orazio usava assentarsi all'improvviso e uscire senza dir dove andasse, era un'avventura insinuarsi, con cencio e piumaccio, fra telai, cartoni, tele arrotolate, quaderni, vecchie lettere.
Ho letto tutte le accezioni di manomettere nel vocabolario Treccani, ma non riesco a capire a quale corrisponda "manomessa" nel primo brano. Me lo potreste spiegare?