“Tampa” significa “buca” o “osteria” ed è un termine marcatamente piemontese, tanto che Riccardo Regis, nella voce “Geosinonimi” dell’Enciclopedia dell’italiano lo menziona fra gli esempi di “geosinonimi di rango dialettale, a volte difformi dal sistema fonomorfologico dell'italiano, con un'estensione d'uso e di notorietà locali”, contrapposti a quelli di rango nazionale o regionale.
D'altronde Cesare Pavese lo usa in almeno due poesie per il resto in italiano standard: la giovanile “Il vino triste” (la prima di due omonime, a p. 306 dell’edizione einaudiana delle poesie), di cui riporto sotto i primi versi, e “Il tempo passa” in Lavorare stanca.
È un bel fatto che tutte le volte che siedo in un angolo
d’una tampa a sorbire il grappino, ci sia il pederasta
o i bambini che strillano o il disoccupato
o una bella ragazza che passa di fuori,
tutti a rompermi il filo del fumo.
Qualcuno ha presente altri usi non dialettali, e possibilmente al di fuori del Piemonte, del termine “tampa”?