Nel libro Nuovo Contatto C1. Corso di lingua e civiltà italiana per stranieri (Loescher Editore, Torino) di R. Bozzone Costa, M. Piantoni, E. Scaramelli e C. Ghezzi, ho letto un testo adattato da un articolo di Alessandra Retico apparso a La Repubblica, a cui appartiene questo brano:
Destreggiarsi è il motto. Le donne lo sanno bene, da sempre e sempre più spesso adesso. Sono multitasking: l'89,2 per cento delle signore (contro il 77,1 degli uomini) ha l'abitudine alle gincane quotidiane, anche si poi si lamenta di giorni sempre più corti e di cose che ogni volte rimangono inevase. Che sia una bolletta, un saluto ai genitori o un po' di sonno.
La mia domanda è sull'uso dell'aggettivo "inevaso" che si trova in questo passaggio. Non lo conoscevo, quindi l'ho cercato in alcuni dizionari. Ecco la definizione che ho trovato sul vocabolario Treccani:
agg. [comp. di in-2 e evaso (nel sign. 2)]. – Nel linguaggio burocr., di lettera o domanda che non ha avuto risposta, o di pratica e sim. a cui non s’è dato corso: Si accumula la posta ‘Inevasa’ sul tavolo. Parrebbe Che io sia stato molto importante Ma non l’ho fatto apposta (Montale).
L'ho cercato in altri dizionari e tutti coincidono su questo fatto: si tratta di un vocabolo del linguaggio burocratico. Tuttavia, il testo che ho riportato non è burocratico e, per questa ragione, vi chiedo: è usuale questo uso di inevaso con il significato di "cosa non fatta"?