Essendo di madrelingua italiana e vivendo in Germania, non mi scandalizza affatto la, tanto discussa, femminizzazione dei titoli, delle cariche e dei nomi di professione e simili a seconda del contesto (verso una lingua, quasi, asessuata oserei dire - opinione personale questa scaturita dal parallelo con Die Feministische Linguistik che incontrai a lezione, qualche anno fa, di tedesco qui in Germania).
Leggendo qualche articolo sul sito dell Accademia della Crusca (e oltre), una interminabile discussione su wikipedia anche, Panico linguistico su nomi di cariche e professioni di genere femminile, e poi anche in italian.stackexchange, e sul sito della Treccani, mi ero abituato a usare "la sindaca" ed altri ancora, ma nemmeno il tempo di farci l'abitudine che mi ritrovo a leggere "la sindaco" da una pagina de "Il Fatto Quotidiano", ovvero:
Come propone la sindaco di Barcellona Ada Colau, indicendo dal 9 all’11 giugno un incontro nella sua città, con la partecipazione degli aderenti al movimento Fearless Cities, città senza paura.
Personalmente metterei in dubbio che si intenda "la sindaco" in senso ironico se non addirittura dispregiativo (Ada Colau non è una donnetta); tanto meno riesco a pensare che sia un refuso/typo/lapsus durante una qualche misteriosa digitazione (anche se lo spero).
Ad ogni modo, è possibile scrivere "la sindaco"? Qualora no, perché? Può sembrare banale come domanda, e se tale risulta chiedo venia, tuttavia dinanzi a questi nuovi termini femminili ancora oggi trovo non tanto immediato, in certi casi, una regola schietta che mi permetta di rispondere alla domanda suddetta aldilà di un approccio da madrelingua e d'uso quotidiano. Per me la grande questione era se usare il maschile "ovunque" o ammettere termini femminili per le donne scritti secondo le regole, e l uso era tra "il sindaco" e il naturale "la sindaca" (e non "la sindaco"), ma non vorrei che quelli del Fatto Quotidiano scrivano correttamente e magari inaugurano un nuovo uso del termine...