Si tratta di un uso del verbo "viaggiare" che oggi sembra insolito, ma dall'accezione numero 8 della voce "viaggiare" sul Grande dizionario della lingua italiana possiamo vedere che è stata usato da parecchi autori:
8. Tr. Percorrere, attraversare un paese, una regione,
un territorio, ecc.
Chiari, 2-1-61: Se costoro viaggiata avessero una picciola
parte di que' paesi, che a me serviron di scuola, non ristringerebbero tutto le stravaganze del caso tra le sole mura dove son nati. Bandi, 1-1-40: Capitò in Ginevra un giovane lombardo mio amicissimo che, dopo avere viaggiata l'America, riparava
nella Svizzera come in luogo più vicino alla sua patria. Pratesi, 5-349: Aveva viaggiato tutta l'Europa, e... parlava diverse lingue. Piovene, 10-449: Viaggiando l'America ad ogni passo ci si trova di fronte alla sua [di Roosevelt] immensa opera di legislatore.
– Attraversare un locale, un ambiente (con valore enfatico).
Roccatagliata Ceccardi, 18: Il padre, / viaggiando la stanza con i passi / d'un viandante, riguardava muto.
Se "viaggiare" ammette questo uso transitivo, questo significa che può anche essere adoperato in modo passivo. Come spiega questo articolo dell'Accademia della Crusca, il costrutto passivo è stato anche usato da parecchi autori, anche se l'uso con il complemento agente fatto esplicito nella frase è qualificato come raro:
In italiano possibili soggetti di una costruzione passiva con viaggiare sono il viaggio, il percorso di viaggio (come il calle viaggiato di Carducci in Per Elvira, XXII, Tre sonetti, I.5) e la sua lunghezza o il luogo (fisico o figurato) che viene attraversato viaggiando, insomma i casi in cui il verbo assume il valore di ‘percorrere’. In alcuni casi anche l’essere umano, divenendo esso stesso luogo di viaggio, può "essere viaggiato".
[...] espresso anche il complemento di agente; sia nel caso del percorso o luogo di viaggio, sia nel caso di viaggio spirituale o interiore si trovano rare testimonianze dall’Ottocento fino ai giorni nostri:
L'Inferno il Purgatorio (Terra), e il Paradiso (Cielo), su’ quali stendesi la Monarchia di Dio, sono viaggiati da Dante sotto le guide di Virgilio e di Beatrice (Francesco Maria Torricelli, Inedito paralello [sic] tra l’Eneide e il Poema sacro, p. 3 e sg : 4, vol. II, Fossombrone, Tip. Farina, 1843).
Non siamo forse oggi un po' tutti viaggiatori viaggiati da un immaginario eterodiretto, ove ci si muove solamente per 'arrivare' ad una mèta pre-fissata da un immaginario mercificato? (Lucio Costantini, Autoscatto: Vicende del visivo e sparizione della realtà, Lampi di stampa, 2016).
La mia impressione dalla lettura del testo è che Ferrero abbia scelto questo uso per dare un valore enfatico al fatto di viaggiare per l'Italia, per sottolineare che Cerati viaggiava tantissimo per tutta l'Italia, persino, come è spiegato nel libro, quando non aveva i soldi per pagare il biglietto.
Il capitolo "La produzione italofona dell'Europa orientale attraverso l'opera di Ornela Vorpsi" del libro Scrivere nella lingua dell'altro. La letteratura degli immigrati in Italia (1989-2007) spiega una scelta in certo modo simile di questa autrice nell'incipit del romanzo La mano che non mordi:
Viaggiando, ho capito profondamente di non essere un viaggiatore. Non che
prima non lo sapessi. Con il pensiero ho sempre voluto viaggiare I'intero
mondo e al di là, se possibile. Con il corpo mi riusciva possibile. Mi sono detta poi che se sforzo un po' la mia carne, forse lei può trovare piacere unendosi al pensiero che ama viaggiare. Magari era solo pigrizia. Così che
mi sono mossa.
[...] l'uso transitivo del verbo «viaggiare», generalmente intransitivo. Tale uso si presta a considerazioni che esulano dalla pura sfera grammaticale: il viaggio è l'altro tema dominante ne dà una dimensione simbolica ulteriore, come se fosse possibile viaggiare qualcosa o qualcuno, e non solo attraverso luoghi o grazie a mezzi di trasporto.