Nel romanzo La chimera, di Sebastiano Vassalli, ho letto:
Ma l’inquisitore di Milano, quando infine s’era deciso a far sentire la sua voce – con un discorsetto tutto infarcito di citazioni dalle Scritture e dai Padri della Chiesa, e con quel suo eterno sorriso sulle labbra, da tirar fuori di mano gli schiaffi ai Santi – s’era mostrato molto tiepido, se non proprio freddo, per l’affare della “strega di Zardino”: arrivando a suggerire al povero Manini di… lasciar perdere!
Non capisco il significato dell'espressione "tirar fuori di mano" in questo brano.
Nel vocabolario Treccani ho trovato questa definizione:
fuorimano (o fuòri mano; anche fuòri di mano) locuz. usata come avv. e agg., invar. – Lontano dall’abitato, in luogo remoto, periferico, appartato, o comunque scomodo da raggiungere: abitare f.; una casa scomoda e f.; stradine f.; girellando una mattina, Càpito in Sant’Ambrogio di Milano, in quello vecchio, là, fuori di mano (Giusti).
Tuttavia, non mi sembra che questo abbia molto senso nel contesto del passaggio sopra citato. Per questa ragione vi chiedo: potreste spiegarmi cosa significa "fuori di mano" in questo testo?