Nel romanzo Il sorriso dell'ignoto marinaio, di Vincenzo Consolo, ho letto:
Lo studio del barone sembrava quello d'un sant'Agostino o un san Girolamo, confuso e divenuto un poco squinternato nell'affanno della ricerca della verità, ma anche la cella del monaco Fazello e insieme il laboratorio di Paracelso. Per tutte le pareti v'erano armadi colmi di libri nuovi e vecchi, codici, incunaboli, che da lì straripavano e invadevano, a pile e sparsi, la scrivania, le poltrone, il pavimento. Sopra gli armadi, con una zampa, due, sopra tasselli o rami, fissi nelle pose più bizzarre, occhio di vetro pazzo, uccelli impagliati di Sicilia, delle Eolie e di Malta.
Sapreste spiegarmi cosa vuol dire "vetro pazzo" in questo brano? Ho cercato alla voce "vetro" in parecchi dizionari, ma non ho trovato questa locuzione.
Oppure, come suggerito da @DaG, l'aggettivo "pazzo" non qualifica "vetro", ma invece "occhio"?