Il termine arbarella o arbanella è dialettale e viene utilizzato in Liguria e nel basso Piemonte per indicare un barattolo di vetro per alimenti.
Arbanella è un termine in uso nella lingua ligure per definire un tipo
particolare di barattolo in vetro, utile come contenitore per alimenti
e conserve dolci e salate.
In italiano esistono termini affini ad arbanella come albarello
(contenitore a uso erboristico o farmaceutico, solitamente di
maiolica), da cui la parola potrebbe essere derivata attraverso la
dissimilazione della r in n e un fenomeno di rotacismo.
In alcune zone del ponente ligure è diffusa la variante dialettale
erbanella, mentre in alcune zone dello spezzino e della Lunigiana il
suono della r diventa una l in albanella.
Il termine si è diffuso anche nel basso Piemonte. In particolare,
nella zona del monregalese, si è diffusa la variante con doppio
rotacismo arbarella. Da qui le espressioni: pesche in arbarella,
arbarella di marmellata, vado in cantina a prendere un'arbarella...
Come si vede il termine era diffuso nelle zone del monregalese cioè nella provincia di Cuneo, di cui fanno parte Niella Tanaro e Murazzano.
Alla voce "arbarella" del Vocabolario piemontese-italiano e italiano-piemontese, del sacerdote Michele Ponza, un vocabolario storico dell'Ottocento, si trova:
Arbarella, n. alberello (vas da spëssiari).
Secondo Treccani il termine alberello significa:
- Vaso (detto anche albarello), per lo più di maiolica dipinta, più raramente di vetro e in origine, forse, di legno di pioppo (da cui
deriverebbe il nome); di forma generalmente cilindrica, con una
rastrematura centrale che lo rende simile a un segmento di bambù, fu
usato in passato dagli speziali (e in Francia, nel sec. 18°, come
insegna di farmacie), ma in seguito anche come barattolo per
confetture, colori o altri materiali: l’a. del sale, l’a. delle
acciughe; alberelli di lattovari e d’unguenti colmi (Boccaccio);
meglio al bosco un vermicciol gli aggrada Che in gabbia un a. di
panico (Pascoli).