Il Sabatini-Coletti propone
Nel linguaggio comune, distinzione che annuncia un'obiezione: fare un distinguo; anche, in senso spregiativo, distinzione cavillosa e pedante: non fare troppi distinguo.
Il dizionario Hoepli invece
1 FILOS Nella filosofia scolastica, formula che introduceva l'analisi di un'argomentazione volta a stabilire una distinzione
2 estens. Distinzione sottile o artificiosa: solleva continuamente acuti distinguo
Qui c'è l'origine del termine, che anche il Treccani conferma. Il De Mauro ha il significato 1 come nel dizionario Hoepli e anche
- CO estens., distinzione sottile e precisa; spesso spregiativo, distinzione cavillosa, argomentazione pedante: con tutti i suoi distinguo non ci fa mai concludere nulla.
Non c'è molto accordo, o forse sì. Quando sento distinguo mi immagino qualcuno che si alza e obietta dicendo “Sì, va bene, ma…” e la definizione del Sabatini-Coletti mi sostiene.
Nel caso in esame non vedo senso dispregiativo. Discordano dunque con il Treccani che aggiunge un “per lo più” che mi sembra esagerato: “spesso” sarebbe meglio e le frasi portate come esempi hanno in effetti una connotazione spregiativa (troppi oppure non ci fa concludere nulla). In acuti distinguo il senso spregiativo sicuramente manca, anzi!
L'esempio una mamma non fa distinguo tra i propri figli riportato nei commenti mi suona un po' strano e direi più sempicemente una mamma non distingue tra i suoi figli o non fa distinzioni (l'uso di propri indica linguaggio affettato, quindi non lo prenderei come un esempio probante); con distinguo potremmo suggerire che la mamma non fa nemmeno distinzioni sottili, quasi impercettibili. Ma è cercare il pelo nell'uovo.