Nel libro Cronaca familiare, di Vasco Pratolini, ho letto:
Rideva, parlando, mostrava i denti grandi, cavallini. «Non vi conviene riprendervelo, nevvero?» Allargava la sua risata fino alla cordialità; diceva: «Non ci pensi, non ci pensi. Il bambino per ora sta bene dove sta». Aveva i capelli tutti bianchi, camminava lentamente, respirava a fatica, si appoggiava al bastoncino nero col manico d’argento che raffigurava un cane. La nonna rispondeva, umilmente: «È il suo signor marito che non ce lo vuol restituire. Lo fa forse patire, il bambino, perché noi si possa toglierlo di forza?». «Oh, non lo fa patire, non c’è pericolo, non lo fa patire...» rispondeva la signora, ridendo: rideva fino a farsi venire la tosse.
Il bambino di cui si parla è il fratello minore dell'autore, che era stato preso a casa dei signori quando la loro madre morì pochi giorni dopo il parto.
Mi potreste spiegare il significato di "patire" in questo brano? Ho cercato questo verbo in alcuni dizionari, ma non riesco a capirne il senso nel passaggio sopra citato. Quello che mi sembra strano è questo pronome "lo" che accompagna l'espressione "far patire": mi chiedo: far patire che cosa?