Nel romanzo Mille anni che sto qui, di Mariolina Venezia, ho letto (grassetto mio):
Ma per la prima volta in vita sua, insieme a quella sensazione lo aveva preso un pensiero, una specie di presentimento, che comunque fossero andate le cose, avesse anche evitato le trappole del malocchio, i sortilegi, l’invidia, le guerre e le malattie infettive, prima o poi sarebbe morto, e non c’era modo di sfuggire al fatto che quel suo corpaccione che sembrava tagliato nell’olivo sarebbe diventato molliccio e si sarebbe sfatto come i torsoli delle pannocchie e gli altri residui che buttavano nelle pozze per concimare la terra. La muina in basso mescolandosi a quei pensieri gli faceva girare la testa.
Per situare il contesto di questo brano, cito un passaggio precedente:
Ma la notte della vigilia di San Giovanni un caldo prematuro e soffocante aveva fatto cuocere il sangue nelle vene di don Francesco. Arrivavano fino a loro, attutite, le canzoni che cantavano per strada.
Quindi, tutto questo accadeva durante la notte della vigilia della festa di San Giovanni. Don Francesco era nella sua camera da letto e aveva i pensieri descritti nel primo passo citato. Immagino che questa "muina" sia qualcosa correlata ai festeggiamenti che si stavano facendo per strada, "in basso" (perché la stanza dove si trovava don Francesco non era al piano terra).
Non ho trovato il termine "muina" su nessuno dei dizionari che ho consultato. Immagino si tratti di qualche sorta di regionalismo o dialettalismo. Sapreste spiegarmi cosa significa?