Nel romanzo Il giorno della civetta, di Leonardo Sciascia, ho letto:
L'uomo era pregiudicato, ladro di pecore nell'immediato dopoguerra e ora, a quanto si sapeva, soltanto mediatore di prestiti a usura: faceva il confidente un po' per vocazione un po' illudendosi di avere così privilegio di impunità nel mestiere che faceva; un mestiere che, in confronto a quello di rubare a mano armata, considerava onesto e giudizioso, da padre di famiglia. L'aver rubato al passo diceva errore di gioventù: che senza una lira di capitale, scorrendogli tra le mani il denaro degli altri, riusciva ora a campare tre figli e la moglie; e denaro metteva da parte per impiegarlo domani in un piccolo commercio, mettersi dietro un banco di bottega a misurare tessuti era il sogno di tutta la sua vita.
Ho cercato nella voce "passo" in alcuni dizionari e ho trovato parecchi riferimenti all'espressione "al passo", ma nulla sembra avere molto senso in questo contesto. Potreste spiegarmi cosa significa "rubare al passo" nel brano precedente?